
Friedrich Nietzsche Su verità e menzogna in senso extramorale Vincenzo Isaia
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In questa plumbea atmosfera Nietzsche si rinchiude in maniera sempre più ermetica ed inizia a deambulare nel mondo come chi abbia vissuto a lungo rinchiuso in un sotterraneo, riparato dalla luce del sole, incapace di guardare direttamente il chiarore della realtà, o sopportare i riverberi della mondanità, e in particolar modo il peso di un’amicizia forte ed esigente come fu quella con Wagner. Con la perdita della vista si fa più pressante l’esigenza di una ricerca della verità nelle profondità della propria anima dove, con una capacità introspettiva al di fuori del comune, sviluppata in maniera singolare per il mal funzionamento di un organo di senso, ritrova caratteristiche umane in cui molti un giorno si riconosceranno. Vi scova, allo stesso tempo, anche aspetti che appartenevano solo a lui, all’eccezionalità della sua persona, e che mai avrebbero potuto essere compresi o condivisi da chi viveva nella mediocrità di una vita che si accontentava realmente solo di ombre. Di una vita mediocre Nietzsche ha ben chiaro di non voler accontentarsi e, fin da giovane, si domanda quale sia il senso del vivere, fra il peso delle convenzioni e gli errori indotti dall’abitudine. Nel 1862, a diciotto anni, affronta nei suoi diari temi che avrebbe sviluppato durante tutta la sua vita. Parla del dolore che accompagna la rinuncia all’indipendenza di pensiero e del destino che ci ha fatto nascere in un determinato luogo e tempo, ponendoci dinanzi a persone e situazioni che hanno schiacciato con la forza dell’abitudine le facoltà dell’anima, gettandovi così i germi di errori e deviazioni difficilmente recuperabili.1 Si riferisce a quella menzogna (in greco pséudos, in tedesco die Lüge) che accompagna l’uomo che per necessità e noia vuole vivere in società come se facesse parte di un gregge, di cui accetta le regole per spirito di sopravvivenza, scampando così al pericolo di un bellum omnium contra omnes.2 Dei suoi consanguinei accoglie il linguaggio e, con esso, la fissazione arbitraria del significato da attribuire agli oggetti, senza chiedersi se vi sia una reale corrispondenza fra designazioni e cose e se il linguaggio sia espressione adeguata della realtà. Su tale convenzione Nietzsche si sofferma, chiedendosi quali possano essere gli effetti sull’uomo di un’esistenza che ha le sue fondamenta su un’originaria finzione e quali possano essere le conseguenze della scoperta della verità relativa alle proprie fallaci convinzioni.
Details
- Publication Date
- Jul 3, 2021
- Language
- Italian
- ISBN
- 9781471741982
- Category
- Social Science
- Copyright
- All Rights Reserved - Standard Copyright License
- Contributors
- By (author): vincenzo isaia
Specifications
- Pages
- 38
- Binding
- Paperback
- Interior Color
- Black & White
- Dimensions
- A4 (8.27 x 11.69 in / 210 x 297 mm)