DISSOLVENZE

Il 2011 fu un anno di caos finanziario, e nella seconda metà si arrivò davvero sull’orlo del baratro. Mentre gli italiani cominciavano a coniugare la parola crisi assegnandole il significato suo proprio, i pescecani della finanza internazionale aspettavano “fiduciosi” quel default che avrebbe aperto loro i forzieri del Paese e, soprattutto, delle parsimoniose famiglie italiane. La politica, al contrario, si dimenava sul “caso Ruby” e la condotta etica, ancorché privata, del Cav: l’ultima speranza, per una sinistra senza idee e senza programmi, di mandare a casa l’odiato riccone di Arcore che si era frapposto, sin dal 1994, fra i reduci del comunismo e il governo del Paese. Diventato la macchietta dell’Europa e la causa di tutti i mali italiani, lui e il suo (inutile) governo galleggiavano tra i marosi aggrappandosi ad una disperata sopravvivenza: i processi a suo carico crescevano di procura in procura. Serviva un argine! Quindi, fu la volta di Monti. Purtroppo…